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Storia e origini della Piada

Etimologia e origine

Il termine “piada” deriva dal latino medievale plàdena o plàtena,  a sua volta dal greco pláthanon “piatto lungo, teglia”

Le prime testimonianze della piada in terra di Romagna risalgono al 1200 a.CSi dice fossero stati gli Etruschi ad insegnare alle popolazioni italiane locali come cucinare i cereali; gli Etruschi erano infatti soliti preparare una farinata di cereali, influenzando la prima gastronomia Romana. Le piade azzime sotto la cenere rimasero a lungo tempo uno dei cibi preferiti dai romani. Con la caduta dell’Impero Romano e l’arrivo delle Invasioni Barbariche, molte delle abitudini alimentari delle popolazioni della Penisola Italiana furono modificate, senza però essere sconvolte del tutto. La coltura dei cereali rimaneva infatti un elemento fondamentale della produzione agricola così come la produzione di pane.

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La piada dal medioevo al Rinascimento

Durante gli anni della peste, intorno al 1300, la classe contadina, non avendo più la possibilità di mangiare pane lievitato, tornò a consumare polente, e pane e azzimo, prodotto con farro e orzo, che a differenza del pane non erano tassati e legumi secchi. ”

Con l’arrivo del Rinascimento e la fioritura delle corti, l’arte culinaria doveva soddisfare i palati fini dei nobili; cominciò la coltivazione dei cereali e la lievitazione del pane, coì che la Piada divenne la preparazione dei periodi di carestia e per i ceti meno abbienti.

La piada nel XX secolo

Nel XX secolo la Piada ebbe un grande rilancio, grazie soprattutto alla farina di mais che miscelata con la farina di grano tenero, consentiva di ottenere degli ottimi risultati a costi molto contenuti.

Insieme ad altre specialità romagnole, la piadina iniziò a conquistare anche i turisti che negli anni ’40 e ’50 arrivavano in Romagna. Fu cosi che iniziarono ad apparire lungo le strade che portavano al mare e ai luoghi di villeggiatura i primi chioschi e la Piada divenne lo street food per eccellenza della gastronomia romagnola.

La ricetta originale e tipi di farcitura

Nella ricetta originale ci va lo strutto, e si impasta con acqua e farina, sale e bicarbonato di sodio oppure lievito in polvere per torte salate. Lo spessore è variabile: va da circa i 6-8 mm delle zone di Forlì e Ravenna a quella sottilissima (2-3 mm) del riminese. Si raccomanda di cuocere le piadine in fretta, su una piastra molto calda, o sull’apposito testo. La farcitura più classica è a base di prosciutto crudo, squacquerone e rucola, ma sono tantissime le varianti e tutte buonissime.

Le Azdore, custodi delle tradizioni locali e simbolo di operosità, stanno lentamente scomparendo ma la Piada resta un caposaldo della gastronomia romagnola e si è anche guadagnata il marchio IGP, Indicazione Geografica Protetta.

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